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Un business a luce intermittente

di Nino Ciravegna

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12 settembre 2009

Luci classiche, luci nuove. Comparti in rapida espansione, nel segno del risparmio energetico, e produzioni a rischio. Il settore dell'illuminazione si prepara ad affrontare una radicale rivoluzione, l'ennesima da quando, grosso modo 47.382 giorni fa, Thomas Alva Edison presentò in pompa magna il primo sistema d'illuminazione "con incandescenza a lunga durata". Era il 31 dicembre 1879 e a Menlo Park, nel New Jersey, per l'occasione c'era anche la banda musicale. Il 1° settembre di quest'anno la Ue ha mandato in pensione, senza l'onore delle fanfare, le lampadine a incandescenza. Luci vecchie, ha decretato Bruxelles, e marchi storici come la Leuci di Lecco sono costrette a una radicale ristrutturazione. Negli anni d'oro l'azienda lecchese era arrivata a produrre 140 milioni di lampadine. Ora la gran parte degli addetti è in Cassa integrazione straordinaria e i dipendenti sperano nel piano che sta mettendo a punto la Relco di Buccinasco, che da un paio di anni ha acquisito il controllo della Leuci.

Mentre la Umpi Elettronica di Cattolica, specializzata in sistemi ad alto risparmio energetico per l'illuminazione pubblica, usata anche per la trasmissione dei dati, accelera l'espansione. Nel primo semestre di quest'anno ha raddoppiato l'export e superato il fatturato dell'intero 2008. Storie contrapposte di aziende che operano in un settore che vede l'Italia tra i leader mondiali grazie al design, alla ricerca di materiali innovativi e a nuove nicchie di mercato. E che da sempre deve fare i conti con multinazionali che producono nel Sud-Est asiatico, a costi stellarmente inferiori, con cinesi o "terzisti" italiani che copiano diligentemente forme e materiali. E in casa nostra il settore è penalizzato dagli scarsi, scarsissimi investimenti pubblici nel risparmio energetico, pur in presenza di una bolletta energetica esplosiva (64,3miliardi nel solo 2008).

Più facile lavorare all'estero. Ne sa qualcosa la Umpi Elettronica che ha già realizzato un impianto pilota alla Mecca, attrezzato 12mila punti luce alla Medina, la seconda Città Santa dell'Arabia, e ora sta lavorando nella capitale, Ryad. Quasi uno scherzo del destino: Cattolica illumina la Mecca.
In Italia Umpi lavora soprattutto nelle piccole e medie città. Poco, pochissimo nei grandi centri: duemila punti luce a Venezia, 3.500 a Genova, con mille difficoltà legate anche ai cambi delle giunte comunali e, di conseguenza, delle municipalizzate.
Il mondo come mercato, anche perché il fondatore dell'azienda, Piero Cecchini, albergatore e figlio d'albergatori, ha il tedesco nel Dna. E non a caso dalla Germania sono arrivati i primi riconoscimenti: Colonia e altre due città tedesche sono state premiate dal governo di Berlino per il risparmio energetico dopo che hanno installato i sistemi Umpi.
E pensare che tutto è nato per colpa dei bagni. E di quei segnalatori acustici, la classica cordicella che devi tirare in caso di malore, diventati obbligatori, per legge, nel 1982.

Piero Cecchini e l'amico-socio Umberto non hanno alcuna voglia, e soldi, di spaccare i muri per fare passare i fili del segnalatore e poi ripiastrellare i bagni. Con quel pensiero fisso in testa, Piero ossessiona gli amici fino a quando un ingegnere gli parla di una tecnologia che i militari usano per ricevere segnali elettrici, con sensori elettronici, senza la necessità di piazzare fili. Quasi un sistema elettrico Wi Fi ante litteram. Insieme fanno il progetto, lo propongono a una serie di aziende specializzate, che cortesemente rifiutano, e allora Umberto e Piero si mettono in proprio, fondando la Umpi, dalle iniziali dei loro nomi. E hanno successo, pur tra i mugugni della lobby dei piastrellisti, perché gli albergatori della Riviera non devono rompere i bagni per piazzare il segnalatore acustico.

Ma a Piero Cecchini, che ora ha 65 anni, i bagni stanno stretti. Non nel senso che è troppo grasso, ma perché a un certo punto il business rischia di finire e da allora, anche se Umberto è prematuramente scomparso, ha accelerato ricerca e sviluppo (quasi un terzo dei 35 dipendenti è laureato in ingegneria) arrivando a brevetti che ne hanno garantito la crescita, con prospettive allettanti. Una decina di anni fa, forse con un po' di anticipo rispetto alla green economy, nasce il Minos system, che permette di controllare in remoto, tramite un server e piccoli sensori, l'intera rete dell'illuminazione pubblica di una città, con la possibilità di modulare l'intensità della luce o di razionalizzare la manutenzione: «In questo modo - spiega il vicepresidente Luca Cecchini, 36 anni, figlio di Piero, dal 2001 in azienda - garantiamo un risparmio del 30% dei consumi e assicuriamo una manutenzione continua. Il nostro sistema ti segnala ora per ora se una lampadina funziona, e a quale intensità, o se si è bruciata e ti dice anche il tipo e la marca, così puoi fare interventi mirati senza portarti dietro tutto il magazzino».

I risultati sono concreti: «Nella zona industriale di Rieti - assicura Luca - il costo della bolletta è calato del 60% perché in quell'area c'è la necessità di avere una buona illuminazione fino a tarda sera, poi è possibile tenere accesa una luce su due e ripristinare il tutto nella prima mattinata. Il discorso vale anche nei grandi quartieri turistici che d'inverno sono praticamente vuoti: ci vuole un'illuminazione diversa da quando c'è il tutto esaurito».

  CONTINUA ...»

12 settembre 2009
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